Fontana di S. Agostino
La Fontana di S. Agostino raccoglie le acque provenienti da due sorgenti e costituisce una delle maggiori attrattive del parco. L'acqua non manca mai anche in periodi di prolungata siccità. Di questa Fontana parla già nel 1854 mons. Luigi Biraghi che scrive trattarsi di un luogo abituale di devozione popolare. In effetti nell'Ottocento e per tutto il Novecento la gente del paese ha prestato grande attenzione a questo luogo riconoscendolo in qualche modo legato ad Agostino. La fontana ha una forma rettangolare con un emiciclo laterale (forse due in origine). Probabilmente fu ricostruita su una precedente struttura. Attualmente ne resta un residuo che denota caratteri di costruzione romana. Non è nota la funzione di questa vasca nel passato. La sua posizione era comunque prossima al castro medioevale di cui si hanno notizie nel 1200: la località di Cassago era comunque già abitata nel IX secolo come testimonia una pergamena dell'854 che attesta la presenza di nobili longobardi come signori del castro. Sulla struttura della Fontana sono stati eseguiti interventi a più riprese sia per metterne in evidenza le fondazioni, sia per impermeabilizzarne le pareti.
Acquisizione come area comunale di interesse pubblico
L'Amministrazione Comunale acquisce l'area attorno alla Fontana di S. Agostino verso il 1980 stipulando una Convenzione con i proprietari, che prevede tra l'altro la cessione anche della superficie occupata dal Palazzo Pirovano Visconti demolito nel 1963. L'Amministrazione su sollecitazione della Associazione storico-culturale S. Agostino decide di intervenire sull'area bonificandola. Ne affida la progettazione e la realizzazione alla stessa Associazione che provvede a ripristinare la funzionalità della Fontana di S. Agostino e a predisporre un percorso archeologico dove sono sistemati i reperti litici rinvenuti a Cassago databili all'età romana e tardo-romana. Nella stessa area viene infine eretto un monumento a S. Agostino con una Pala in bronzo che raffigura il santo e la madre Monica, opera del Maestro Enrico Manfrini. Fra il 1984 e il 1986 viene pertanto realizzato su quest'area quello che verrà chiamato il Parco Archeologico S. Agostino, luogo aperto al pubblico che ridà alla comunità locale uno spazio verde di grande importanza ambientale e culturale. Il luogo viene abitualmente visitato da scolaresche e comitive, anche straniere, motivate dal desiderio di conoscere il rus Cassiciacum di sant'Agostino. Nel 1988 fu rinvenuto il canale di immissione delle acque nella vasca già predisposto in antico a un metro di profondità dal precedente piano di calpestio. Contemporaneamente lavori si sbancamento condotti con lo scopo di restaurare la vasca misero in luce la presenza di altre strutture murarie strettamente connesse alla fontana che ne mettevano a nudo l'originaria struttura a mandorla. Sul lato sinistro la vasca proseguiva con un frammento murario in coccio pesto di origine romana. Ulteriori scavi condotti nel 1987-88 nella stessa direzione riportarono alla luce nuovi muri e due vasche da cui furono estratti numerosi frammenti di ceramica tardo-rinascimentale unitamente a mattoni, tegole e materiale fittile di varia natura, seicentesco e settecentesco come sembravano indicare il marchio e gli stemmi gentilizi viscontei. Lo strato superiore del terreno era costituito da un solido conglomerato di calcina, residuo probabile della lavorazione della calce viva che venne operata riutilizzando le due vasche nella seconda metà del '700 quando si costruì ex-novo l'attuale chiesa parrocchiale.